The second life of gadgets

Gadget


L’era dei gadgets è finita?
Assolutamente no.


Si sarebbe portati a pensare l’incontrario nell’epoca dei video virali, del social media marketing, invece l’oggettistica usata ai fini di promozione sta vivendo una nuova primavera.


Non si possono non citare gli inviti degli stilisti alle sfilate che ormai spaziano da opere di carta decorate a ciondoli finanche ad oggetti creativi ed inaspettati.


Tra gli inviti della men’s fashion week 2013 spicca quello originalissimo di Kenzo, una piccola scatola di latta contenente un mini kit con anche un moschettone da arrampicata.
(fonte: http://www.wallpaper.com/fashion/mens-fashion-week-ss-2013-show-invitations/5962)


Alla New York fashion week la Kenneth Cole Collection era preceduta da un invito di carta con degli uccelli olografici che volavano sopra il ponte di Manhattan. Lauren Moffatt per l’invito si è servita di una “key to cabin rentals”; Mathieu Mirano invece di una scatola di Petri, ovvero un recipiente piatto di vetro o plastica di forma cilindrica, un contenitore per terreni di coltura solidi e semisolidi in questo caso finti, con sopra stampati data e location!
(fonte: http://fashionista.com/2013/02/at-look-at-this-seasons-most-creative-new-york-fashion-week-invites/)


Negli anni precedenti, per citare solo alcuni esempi, alla Milano fashion week del 2010 per Dsquared men’s show un cappellino rosso con data e luogo stampati; per Vena Cava e per Les Hommes una pietra dalle sfumature purpuree e nere con invito stampato, alla Paris fashion week 2012 un ventaglio per Lacoste.
Sopra Londra, Christopher Raeburn, giovane designer di moda inglese, fece scendere il suo mini paracadute per contrassegnare l’uscita della sua collezione che si basa su stock dismessi di tessuti di uniformi e paracaduti poi reinventati come parachute parkas o altri vestiti eleganti e di una moda sostenibile.


Ma anche nel campo politico, il linguaggio della comunicazione passa attraverso i gadgets.
Per esempio, nel marketing delle campagne elettorali americane un ruolo primario è giocato dagli “electoral buttons”, ovvero le spillette, chiamate così perché dapprincipio erano proprio dei bottoni.


Presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, noto centro per l’arte contemporanea (www.fsrr.org) di Torino attivo dal 1995, in occasione della mostra “For President”, viaggio nelle campagne elettorali americane a cura di Mario Calabresi e Francesco Bonami, ho potuto vedere di persona molte spille, le più antiche delle quali, di un collezionista italiano.


Nel 1896 lo scontro McKinley/Bryan è la prima campagna presidenziale ad usare intensivamente la propaganda.
Una rivoluzione è resa possibile dalla “celluloide” e dalla possibilità di applicarne un sottile strato a proteggere un piccolo pezzo di carta incollato ad un disco metallico da applicare sulle giacche.
E’ l’invenzione dei “Pinback Buttons”, che diventeranno il vero simbolo delle campagne elettorali americane.


Nel 1896 furono stampate diverse dozzine di tipi diversi di spillette, la maggior parte delle quali con la figura di uno dei candidati (in futuro alcuni con e senza occhiali, della bandiera americana, quindi, come colori dominano il blu, il rosso ed il bianco della bandiera.
Nel 1900 per le spillette si inizia ad usare l’oro per i candidati repubblicani e l’argento per quelli democratici. Carter sarà l’unico ad usare il colore verde, mai usato prima da nessun candidato (disse semplicemente che era il colore preferito da sua madre), il marrone sarà usato da Jerry Brown, bianco e arancione per i buttons con a scarpa con un buco con lo slogan “per non finire così”.


Obama sarà il primo a fare spilla multi color dove la sua foto è rimaneggiata stile pop art.
A partire dal 1920 i bottoni diventano meno cari, si deteriorano più facilmente come materiali, il messaggio non è più ricoperto dal foglio di cellulosa, diventano multi color e con disegni meno elaborati.


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locandina della mostra tenutasi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo


Molto eleganti le spille di Roosevelt con le stelle e strisce della bandiera americana o le rebus-button con la rosa che crea assonanza col nome del candidato (fiore + “velt”).
I buttons di Truman sono molto rari perchè ne fece fare pochissimi.
Tra le particolarità, le spille degli anni ’50 con la scritta “I LIKE IKE”, il più semplice e più popolare slogan di tutte campagne elettorali presidenziali, quella di John Kennedy large button 3 inches col suo ritratto di profilo, i button di Clinton con la Casa Bianca e Sala Ovale come simbolo di potere, le spille di Hillary Clinton e quelle di colore rosso di Sarah Palin, scelta come vice da John Mccain.
Le iniziative indirizzate all’elettorato femminile sono molto recenti: Obama nelle spillette mostra anche la sua famiglia, le sue figlie e sua moglie, anche Romney ne face uno dedicato a sua moglie Ann.
Per Obama e Hillary anche molti altri oggetti di merchandising: la saponetta con l’effigie di Obama e per Hillary la penna da scrivere di grandissime dimensioni con la sua effigie sul tappo.


Non si può poi non citare gli eventi del gossip reale che tanto hanno spinto le vendite dei gadgets, primo fra tutti il matrimonio di William e Kate Middleton nel 2011. Per la prima volta sugli oggetti è stato anteposto il nome della donna a quello dell’uomo per evitare di incorrere nell’abbreviazione WC, essendo il nome completo della principessa di Cambridge “Catherine Elizabeth”.
Tra i gadgets si annoverano non solo i classici capi di vestiario e le bandiere, ma anche cucchiai d’argento, iphone cover con cuoricini con le effigie dei 2 sposi, bicchieri, tazze, scatole di latta, orologi, porta sale, copriwater e carta igienica reale, i tipici soprammobili con la neve che scende sulla carrozza reale e sull’abbazia di Westminster, i piatti con la scritta “it shold have been me”! 🙂
E poi oggetti impensabili quali bustine di the, una birra ad edizione limitata, condom brandizzati, la medaglia celebrativa, coperte, spazzole, bambole e addirittura un frigorifero con l’immagine reale e, fantastica, la riproduzione della cerimonia in Lego: i due sposi, gli ospiti con i vestiti da cerimonia, la banda, la folla in attesa davanti a Buckingham Palace.
(fonte: http://www.gossipblog.it/post/20320/il-matrimonio-di-william-e-kate-20-gadget-impossibili-da-dimenticare)


Quindi, se siete creativi e vi piace l’oggettistica, c’è futuro per Voi.
Stay tuned.




scritto da Monica Cordola